Entrammo e restammo in piedi
FABIO FALABELLAI sovranisti, finalmente, erano dalla parte del torto
Parlando di scelta «scomoda ma ponderata», assunta peraltro in un Parlamento che ha definito «commissariato», la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha avvertito il bisogno di una citazione dotta per arricchire il suo discorso e renderlo aulico, fino a scomodare uno di quei cattivi maestri che pure non dovrebbero andarle tanto a genio. E così qualche giorno fa, senza timore di essere irriverente fino a scivolare lungo il crinale di un revisionismo strumentale e capzioso che desta ad un tempo meraviglia e sconcerto suscitando rigurgiti antifascisti nell’ascoltatore attento, per spiegare le motivazioni della mancata fiducia accordata al nuovo Draghi da parte del suo manipolo di deputati e senatori, la combattiva e pugnace oratrice, diretta discendente dell’ala destra del partito che fu di Pino Rauti, quel glorioso Movimento Sociale Italiano di fede ed ispirazione mussoliniane non rinnegate e non celate, ha deciso di menzionare il drammaturgo, poeta e regista teatrale tedesco Bertolt Brecht. Le cui opere, in realtà, in vita e soprattutto post mortem, furono e sono un inno alla fratellanza universale, alla solidarietà tra i popoli, alla lotta alle discriminazioni, alla pace: valori che, con giudizi fondati a posteriori e così, in prima battuta, farei fatica ad attribuire all’episteme culturale in cui è cresciuta, ha mosso i suoi passi e di cui si è nutrita in gioventù e maturità la nostra protagonista nazionalista e sovranista. Una uscita stonata e quanto mai azzardata, «ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati», che pur non riprendendo alla lettera la traduzione di uno dei testi più famosi e celebrati, di Brecht, un’opera divenuta iconica per differenti generazioni di sognatori ribelli, ne è un chiaro, stridente richiamo. Artista di tendenze, fascinazioni e frequentazioni socialiste, cacciato dal Terzo Reich hitleriano e costretto all’esilio dal regime nazista, Brecht visse nella Berlino est comunista occupata dalle truppe sovietiche nel dopoguerra, ma la sua voce libera e la sua intelligenza distinta ed eccezionale, la sua sensibilità eccelsa e fuori dal comune, ne fecero uno degli intellettuali meno graditi all’apparato di potere nel blocco orientale benché godesse di seguito e stima tra la gente e i suoi lettori sia al di là che al di qua della cortina di ferro, in Occidente. Senza scadere negli epiteti sessisti, che non appartengono al tono, alla predisposizione emotiva ed al mood redazionale del nostro giornale, proferiti contro Giorgia Meloni dal professor Giovanni Gozzini, ordinario di scienze sociali, politiche e cognitive presso l’università di Siena, rabbia e disgusto comprensibili ma scatto d’ira verbale e parole inaccettabili le sue tanto da muovere il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella costringendolo ad intervenire sulla questione con una telefonata indirizzata proprio alla Meloni, mi limiterò in questo articolo a porre alla leader di FdI una domanda, non prima però di aver tentato di fare un po’ di doverosa chiarezza analitica in merito alla sua affermazione. Ebbene, se Fratelli d’Italia ha deciso legittimamente, e persino opportunamente al fine di garantire la necessaria opposizione costituzionale prevista dal nostro ordinamento, di non votare la fiducia al governo Draghi lo fatto per calcolo non meno sciente, cosciente e meditato di quelli che, con esito e per ragioni diverse, hanno indotto invece la stragrande maggioranza delle forze parlamentari a sostenere l’esecutivo guidato dal professore di Bruxelles: rimanendo quale unica voce fuori dal coro, visibile e nettamente distinguibile dagli altri, anche dai suoi alleati di coalizione, Meloni spera di passare all’incasso dei voti con gli interessi alle prossime elezioni politiche che tanto e costantemente ha evocato nelle settimane e nei mesi scorsi. Augurandosi altresì che, costretto alla parziale inefficacia e ad un oscillare titubante ed altalenante dalle contraddizioni insuperabili ed insite nella sua squadra di governo, Draghi possa commettere più di un passo falso o mancare qualcuno degli obiettivi che si è dato nella sua relazione programmatica presentata alle Camere per trovarsi, quando comincerà la campagna elettorale e si andrà, dal suo punto di vista, finalmente alle urne, nella condizione più favorevole per chiamarsi fuori da qualsiasi responsabilità o correità nella gestione della cosa pubblica e guadagnare consensi nei suffragi, magari sottraendo quote percentuali importanti di gradimento proprio a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, per accreditarsi agli occhi dell’elettorato come l’unica rimasta coerente ed in grado di guidare il Paese a trazione conservatrice. Ancora, sebbene alle idee di chi guarda il mondo con gli occhi della Meloni sia stata la Storia con la “S” maiuscola a dare torto marcio e consacrato, quello cui la parlamentare di centro destra fa riferimento e celebrato da Brecht nel suo scritto è il torto sociale, di tutt’altra natura e motivazione strutturale, affibbiato da un sistema sociale oppressivo e discriminante qualsivoglia o storicamente e concretamente realizzatosi ai non allineati, agli antagonisti, ai senza voce, che sovente vengono schiacciati e messi ai margini, come i senza tetto o gli immigrati che si sposterebbero fuggendo alle crisi climatiche ed alimentari planetarie «perché gli va». Ciò detto, il dubbio, la questione sulla quale desidererei sollevare l’attenzione della leader di Fratelli d’Italia e da lei ricevere risposta accettabile e comprensibile è questa, mi permetterò la citazione di Brecht anch’io, con più dignità spero: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero, comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”. Questo scriveva il drammaturgo e poeta tedesco: alla Meloni che voleva affondare i barconi dei migranti o rispedirli in Libia dove ci sono porti sicuri, vorrei chiedere cosa ne pensa delle frasi riportate qui sopra, se è d’accordo, se di Brecht ha letto abbastanza per capirne profondità e portata, o se dai suoi capolavori ha estrapolato solo una massima utile ai suoi scopi, rubandole il senso e la verità.