FILIERA TURISTICA SICILIANA GLI SCENARI ECONOMICI DOPO IL CORONAVIRUS
Dopo il calo della domanda turistica dello scorso anno (-62,5%), nel 2021 si
prevede un’importante spinta grazie al turismo domestico: presentati tre scenari
che si distinguono per la velocità della ripresa
Palermo, 8 febbraio 2021 – “Scenario e prospettive di ripresa della filiera turistica in Sicilia”.
E’ questo il titolo dell’analisi presentata da Intesa Sanpaolo e Srm, Centro Studi collegato al Gruppo
bancario, nel corso di un webinar che ha coinvolto i principali operatori regionali del settore.
Dopo l’intervento introduttivo di Pierluigi Monceri, Direttore Regionale Lazio, Sardegna, Sicilia,
Abruzzo e Molise di Intesa Sanpaolo, il dibattito ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Massimo
Deandreis, Direttore Generale di Srm.
Le previsioni illustrate nel corso dei lavori evidenziano una rilevante contrazione della domanda
turistica in Sicilia nello scorso anno con un -62,5%. In questo contesto emerge un calo più
contenuto delle presenze turistiche italiane (-36,6%) rispetto a quelle straniere (circa -86%).
Si stima che la crisi abbia tagliato oltre il 60% del valore della spesa turistica registrata nel 2019
e il 63% del fatturato delle imprese del settore “core” della filiera turistica, con un impatto
negativo sul Pil regionale di -0,84% (Italia -1,48%).
In un contesto macro-economico che si prevede in miglioramento, il turismo affronterà una sfida rilevante.
Dai tre scenari elaborati da Srm, che si distinguono per la velocità della ripresa, emerge una crescita della
domanda turistica nell’isola con valori tra 7,1, 9,4 e 11,4 milioni di presenze, rappresentando
rispettivamente il 47%, il 62,5% e il 75,1% del potenziale espresso nel 2019. In particolare, si prevede
una ripresa più veloce del turismo domestico rispetto a quello internazionale.
In termini di valore aggiunto, si stima che in Sicilia la ripresa della domanda turistica possa far
recuperare tra 99,4 milioni, 270 milioni e 406,8 milioni di euro a seconda delle tre ipotesi considerate,
con un relativo impatto sulla ricchezza totale dell’area tra lo 0,12%, lo 0,34% e lo 0,51% (si ricorda
che il peso della filiera turistica sul totale dell’economia regionale è del 9,6%).
Il recupero della ricchezza nella regione si presenta più contenuto rispetto al dato nazionale sia per la
più debole ripresa della domanda straniera, sia per un minore effetto moltiplicativo di ricchezza del turismo locale (ogni presenza aggiuntiva sul territorio genera 71,5 euro di valore aggiunto, mentre in
Italia supera i 103 euro).
Le prospettive per l’immediato futuro lasciano ben sperare in un biennio in recupero, conseguenza di
una serie di fattori positivi, tra cui il graduale rientro dell’emergenza sanitaria, anche grazie alla
campagna vaccinale in programma. Sia nel breve che nel medio-lungo periodo, il settore turistico
siciliano dovrà adeguare la propria offerta per poter intercettare una domanda in profonda
trasformazione. Tra le priorità da affrontare per le imprese del settore c’è quella di adeguare le
strutture ai protocolli sanitari, con particolare attenzione alla salubrità degli ambienti. Per
riconquistare il turismo internazionale sarà necessario puntare su politiche di marketing forti e
coordinate, orientate sia agli aspetti digitali che a quelli sostenibili, su una riqualificazione dell’offerta
di prodotti e servizi, per valorizzare al massimo la fascia medio-alta della domanda nazionale e
straniera.
I tre scenari elaborati da Srm per il settore turistico siciliano nel dettaglio:
• Scenario 1 (più ottimistico)
Per il 2021 si stimano 11,4 milioni di presenze turistiche, con un recupero della domanda del 2019
del 75%, meno del dato nazionale (76,8%) e meridionale (79%). In riferimento alla provenienza, la
spinta del turismo domestico è in linea con quella nazionale e meridionale (91% contro 90,1% Italia
e 91,5% Mezzogiorno), mentre quella relativa alla componente internazionale si presenta meno
vivace (59,5% contro 63,7% Italia e 60% Mezzogiorno). Il minor recupero della domanda
internazionale, unito a una debole capacità propulsiva del turismo locale, ridimensiona, rispetto
all’Italia e al Mezzogiorno, la positività dell’impatto economico generato dalla crescita delle
presenze. In particolare, l’impatto positivo sulla spesa turistica è di circa +7,5 miliardi di euro
rispetto all’anno precedente (recupero del 71,4% sul 2019, Italia 73,9% e Mezzogiorno 75,9%).
Tale incremento favorirebbe una crescita di 2,8 miliardi di euro del fatturato del settore (recupero del
69% rispetto al 2019, Italia 70,3% e Mezzogiorno 72,2%).
• Scenario 2 (base)
Per il 2021 si stimano circa 9,4 milioni di presenze turistiche, con un recupero della domanda del
2019 del 62,5%, minore del dato nazionale (65,4%) e meridionale (67,4%). Anche in questo caso, si
riscontra una maggiore vivacità nella ripresa della domanda domestica, quasi in linea con quella
nazionale e meridionale (80,8% contro 81,7% Italia, mentre 80,9% Mezzogiorno), rispetto a quella
estera, più distante dalle altre aree geografiche considerate (44,5%, Italia 49,5%, Mezzogiorno
45,7%). L’ impatto positivo sulla spesa turistica è di circa +6 miliardi di euro rispetto all’anno
precedente (recupero sul 2019: 57,5%, Italia 61,9%, Mezzogiorno 62,9%). Tale incremento
favorirebbe una crescita di 2,3 miliardi di euro del fatturato del settore (recupero del 55,8% rispetto
al 2019, Italia 59,2%, Mezzogiorno 60%).
• Scenario 3 (meno ottimistico)
Per il 2021 si stimano 7,1 milioni di presenze, riconquistando quasi la metà della domanda turistica
del 2019, recupero inferiore al dato nazionale e meridionale (52,3% e 53%). La componente
domestica recupera quasi il 70% sul 2019 (Italia 71,7%, Mezzogiorno 69,4%), mentre quella
internazionale appena il 24% (Italia 34%, Mezzogiorno 26,4%). L’impatto positivo sulla spesa
turistica annuale è di +4,6 miliardi di euro (recupero sul 2019: 43,5%, Italia 50,7% Mezzogiorno
50,1%) con una spinta del fatturato del settore di 1,7 miliardi di euro (recupero del 42,6% rispetto al
2019, Italia 48,9%, Mezzogiorno 47,6%).Pierluigi Monceri, Direttore Regionale Lazio, Sardegna, Sicilia, Abruzzo e Molise di Intesa
Sanpaolo: “Il settore turistico, duramente colpito dalla pandemia, sta affrontando diverse criticità
determinate da un contesto particolarmente complesso. Dopo un lungo periodo di difficoltà, le
imprese siciliane di questo comparto nei prossimi mesi avranno diverse occasioni per ripartire e la
Banca continuerà a sostenerle, offrendo loro assistenza nella delicata fase di ripianificazione delle
attività. Il nostro Gruppo, sin dalle prime fasi dell’emergenza sanitaria, ha messo in campo misure
nazionali significative per le aziende dell’industria turistica: un plafond da 2 miliardi di euro a
sostegno della liquidità e un accordo con Federalberghi che ha permesso la sospensione fino a 24
mesi delle rate dei finanziamenti in essere. Nel 2020 abbiamo concretamente sostenuto l’interno
sistema produttivo siciliano. Basti pensare che abbiamo erogato finanziamenti a medio-lungo
termine a famiglie e imprese, compresi gli interventi per il Covid-19, per oltre 1,5 miliardi di euro.
Abbiamo inoltre concesso circa 30.000 moratorie per un debito residuo di oltre 2 miliardi e favorito
oltre 15 accordi regionali di filiera”.
Massimo Deandreis, Direttore Generale di Srm: “Gli scenari 2021 in Sicilia indicano una ripresa
della domanda complessiva, spinta in particolar modo da quella domestica, mentre la piena ripresa
delle presenze straniere, in particolare quelle più “lontane”, sarà destinata a essere raggiunta tra la
fine del 2022 e il 2023. I dati dello scenario base prevedono infatti un recupero di circa il 62,5%
delle presenze effettive del 2019 (pari a circa 9,4 milioni). Dall’analisi emergono spunti a cui
guardare con attenzione ma anche con relativa fiducia. Il Covid ha accelerato le trasformazioni del
contesto competitivo evidenziando ad esempio il valore della tecnologia e del digitale, della qualità
dell’offerta sanitaria, della sostenibilità e della diversificazione dell’offerta turistica come fattori
rilevanti per il rilancio dell’intera filiera”.