INFRASTRUTTURE, LOGISTICA E TRASPORTO SARANNO LA SCINTILLA PER L’ECONOMIA ITALIANA?
FRANCESCO TELESCAVisione, programmazione, stabilità ed ambizione, leve strategiche per la crescita dell’intera economia nazionale
Affrontare il tema delle infrastrutture di un Paese significa immaginare e disegnare il futuro in termini di obiettivi e di modelli di sviluppo legati a una visione complessiva di offerta e di posizionamento dell’Italia nello scenario globale da qui ai prossimi 20 o 30 anni.
L’ultima emergenza intervenuta, al netto della trasversalità che ha colpito ogni angolo del pianeta, ha evidenziato un risultato in buona parte dettato da scelte assunte in passato sul comparto sanitario pubblico. Media, opinionisti e addetti ai lavori si stanno confrontando su un contesto che ha visto storture non accettabili per un servizio sanitario proclamato come uno dei migliori al mondo.
Questa premessa è d’obbligo poiché nell’ultimo periodo non sono mancati elementi di riflessione in ordine allo stato delle cose in termini infrastrutturali e di sicurezza sulle varie reti modali di cui l’Italia abbonda.
Dal crollo della palazzina piloti al porto di Genova nel 2013, all’incidente ferroviario di Viareggio del 2009, passando per il deragliamento del treno ad alta velocità di Lodi, e solo per non dimenticare il crollo del Ponte Morandi avvenuto il 14 agosto 2018, oltre ad altre “avventure” che dovremmo sottolineare per capire che tipo di Italia abbiamo immaginato 20 o 30 anni fa e che ha prodotto i risultati di cui sopra, oltre a decine di vittime.
È fondamentale questa premessa per inquadrare chi siamo oggi e soprattutto cosa vedono gli altri in noi, e quanto tutto ciò influisca in termini di scelta dei vari segmenti di mercato che forniscono al Paese ossigeno sotto forma di Pil vuoi interno che esterno.
Abbiamo grandi fortune che il mondo ci invidia eppure siamo vittime di noi stessi.
È complesso parlare del rilancio produttivo legandolo al tema delle infrastrutture, stando ai dati oggettivi. Non può non saltare agli occhi, infatti, che la penisola contiene numeri da capogiro rispetto ad altri paesi occidentali. Ad esempio, abbiamo 156 porti, una rete stradale complessiva di circa 800 mila chilometri, di cui 27 mila di interesse nazionale tra statali ed autostradali e 98 aeroporti.
I numeri lo spiegano a chiare lettere: il 40% di tutto l’import ed export italiano parte e arriva via nave; dato che lievita al 60% man mano che si scende dal nord lungo le coste e le isole, dove operano circa 200 mila imprese.
La posizione del nostro Paese costituisce, infatti, il presupposto per creare una piattaforma logistica intermodale mare-terra in grado di catturare flussi di traffico internazionali e di realizzare servizi. Per questa ragione, si pone l’esigenza di un notevole potenziamento selettivo delle strutture portuali che possano candidare il sud Italia a costituire il naturale polo logistico dell’area sud-europea.
Gli scali portuali del sud, qualora venissero convenientemente attrezzati e integrati da nuove tratte autostradali e ferroviarie, potrebbero avere vantaggi dalle dinamiche del mercato globale intercettando i crescenti flussi di merci nell’area del Mediterraneo.
Ma non solo delle merci.
Questi collegamenti sono condizione favorevole per varare un grande progetto per il rilancio turistico del sud Italia con un’impronta sistemica di programmazione e promozione dei territori e che, attraverso un nuovo approccio di tipo più organizzato, sappia valorizzare l’enorme patrimonio storico-artistico, culturale, enogastronomico e paesaggistico, sappia migliorare l’offerta turistica delle destinazioni, la capacità ricettiva in linea con una domanda turistica sempre più focalizzata e sappia promuovere iniziative in grado di coprire quasi l’intero anno solare.
Visione, programmazione, stabilità ed ambizione sono considerate certamente una leva strategica per la crescita dell’intera economia nazionale, in un momento decisamente difficile ma altrettanto ricco di opportunità.
E’ il momento di crederci, è il momento di realizzarlo!